"Per quanta c'è strada da fare, amerai il finale"

 



Forse Gesù questa volta mi ha ascoltata. 

Da quando è iniziato questo terribile esperimento sociale chiamato Covid, io ho sempre pregato Nostro Signore, che se avesse dovuto mandarlo sul mio cammino, la mia vicinanza non contagiasse nessuno, non vorrei cantare vittoria, i sintomi potrebbero manifestarsi dopo 10 giorni come è successo a me, o mai, ma ad oggi, da martedì, non ho infettato nessuno, qualche tampone negativo già all'attivo, milioni di telefonate che attestano l'assenza di sintomi nei miei e nelle poche altre persone che ho incontrato negli ultimi giorni, che poi sono proprio quelle che avresti voluto tutelare di più, in piena zona rossa puoi smettere di lavorare e vedere, tra una spesa ed un'evasione da "o questo o il suicidio", qualche congiunto indispensabile. Tralasciando ogni senno di poi del tipo "Eh, ma non si rispettano le regole", che fa veramente sorridere dopo aver organizzato eventi per tutta l'estate e visto che la gente, alla richiesta di una mascherina o che misurassi la temperatura, mi guardava come se fossi un alieno che ancora credeva che esistesse il virus, e poi giustamente gli infetti senza colpa, se non nel mio caso di aver sfiorato un oggetto contaminato, credo, ma non sono certa, vanno evitati quasi a voler mettere a rogo la persona, il suo senso civico, l'inesistente coscienza, secondo alcuni. La domanda che mi pongo da molti anni e che continuo a chiedermi assiduamente in questo indimenticabile momento storico resta: "Chi cavolo ci crediamo di essere per giudicare sempre gli altri? Come possiamo sentirci sempre nel giusto?" Io mi sento sbagliata anche quando gli altri si complimentano con me per qualcosa... ed invece il mondo è pieno di gente che pensa di dire sempre la cosa esatta, fare sempre le scelte migliori e vivere una vita degna del migliore film Oscar sulla perfezione, che coraggio Signori! 

Intanto mi godo questi giorni di convalescenza con pochi sintomi e troppo tempo, con l'attenzione di chi mi vuole bene, quelle piccole cose che mi riempiono le giornate come sempre, qualche dubbio sul futuro dato dal lavoro completamente fermo fino a data da destinarsi e la mia volontà di non abbattermi mai, poi ancora non sarebbe il caso, sono chiusa da meno di una settimana, in attesa di un tampone molecolare che ci metterà sicuramente più tempo di quanto ne abbia impiegato il mio ex fidanzato a capire che eravamo fidanzati e non amici, per dare un quadro completo ed un esempio pratico su quando la sanità calabrese penserà di farci uscire dall'emergenza, da casa e di informarci sulle nostre malattie, potrei proprio ricordare quel tempo ormai trascorso, paradossalmente abbiamo messo più tempo a fidanzarci che a tornare ognuno per la sua strada, ma si parlava di tamponi non di passato, quindi abbattersi a quattro giorni dalla scoperta mi sembra prematuro, visto quanto tempo ancora ci sarà da dedicare a questo sequestro di persona per il bene comune. 

(Esempio riassuntivo): 

-"Ciao Lucia come stai?" 

- "Beh ancora non posso piangere, perchè sono pochi giorni, quindi bene."   

Penso a mia madre che fa l'elenco delle cose che mi verrà a lasciare fuori domani dopo il tampone negativo, alla sua positività, non così scontata visti i farmaci anti depressivi, in fondo in quella forza è racchiuso tutto il bene di una madre, che non potrebbe mai far pesare ad un figlio di avere un virus e di averlo trasmesso, il dramma più grande di questo periodo resta la paura per gli altri, è inutile raccontarsi il contrario, questa paura ci fa diventare fobici, degli inquisitori, a tratti dei moralisti, altre volte degli psicopatici, ci annienta e se non si ha la lucidità giusta per comprendere che comunque non è una nostra colpa esserci trovati lì in quel momento ed aver portato a casa un cattivo compagno di viaggio, si esce fuori di testa in breve termine, ma saremmo potuti essere responsabili attivi, se fossimo andati a ballare in una discoteca in Sardegna che sbeffeggiava il Covid, o girare un video con Angela da Mondello, per dire. 

Io per stare meglio penso al prossimo abbraccio, non ho un elenco con il primo abbraccio che vorrei dare dopo il contagio, perché ogni persona che mi è accanto nella vita ha un posto speciale nel mio cuore, perché in qualcosa ha un'unicità che mi completa, senza la quale non potrei vivere e non sarei la persona che sono, ma sicuramente ho tanti abbracci in mente, fra tutti forse uno nuovo. 

Questo periodo di distanza ha messo sul mio cammino una persona che io non ho mai incontrato fisicamente, io non amo i discorsi al telefono, i messaggi a ripetizione, i pensieri solo virtuali, i sorrisi ad un display, ma mentre lui combatteva il virus io sono arrivata con la mia ironia nella sua vita e mentre contavo i giorni del suo isolamento, ho scoperto di essere malata io, in quel preciso momento, dopo aver elaborato con risolutezza quali fossero gli step successivi da affrontare, nel tempo infinito che hai per pensare, mi sono resa conto di quanto fosse ingiusta questa voglia di vedersi così forte e questa realtà così avversa, rifermandomi subito dopo, ho deciso di concentrarmi sulle possibilità che invece questa situazione mi poneva davanti: io sono sempre stata una persona che ha dovuto subito vedere, subito capire, subito avere delle risposte a tutte le domande che scattano quando una persona ti incuriosisce; equilibri tra corpo, mente, cuore, anima, tutti all'unisono devono attivarsi nella mia vita già dal primo momento, ed allora  per una volta bisogna andare piano, piano per forza, mettere da parte tutte le domande e rifarne pian piano una per volta, capendo che ogni tanto tirare il freno a mano alle emozioni, evita di enfatizzarle, di vedere tutto meglio di come può essere, c'è da comprendere davvero con calma chi si ha di fronte, senza dover necessariamente da subito provare a decidere se è il caso di dare tutto il proprio mondo ad una persona. Non posso dire che sarò capace di camminare più lentamente, non posso dire che sarò capace di non dire tutto ciò che sento, di non spaventare chi ho di fronte, quello che posso dire è che io sono proprio fatta così, non vorrei tutte le risposte perché, in questo caso, mi serve un uomo accanto, in altri un amico fedele, una famiglia perfetta, lo faccio sempre, ma perché mi illudo che svelare subito le carte, possa insegnarmi a capire se quella persona potrà farmi del male, ecco perché a volte tronco le cose prima che nascano, le smonto ai miei occhi, le anniento da sola al primo pensiero divergente, perché è come se dicessi a me stessa "Vedi Lucia non andava bene, meglio così", senza accettare che non camminano tutti allo stesso passo e mentre giro le spalle e vado via, mi ripeto che chi non cammina al mio passo non può camminare con me, questa volta però sulla mia strada c'è un'immagine ferma, le pagine non possono andare avanti oltre un telefono, la vita si è fermata per tutti e non c'è alternativa all'attesa, solo dopo potrò davvero capire se ho enfatizzato un uomo o sono stata capace di vederne la bellezza da subito. 

Immagino, così, il nostro primo abbraccio, chiudo gli occhi, dopo un po' di giorni di sorrisi e nient'altro e lo ipotizzo proprio come siamo adesso nonostante la distanza: un abbraccio pieno di sorrisi, già visti tante volte in una video chiamata, in una foto, ora affondati l'uno nella spalla dell'altro, sorrisi silenziosi, espressione di un qualcosa che non si conosce, che non si sa dove porterà, che non ha nemmeno ben chiaro perché in quel momento si è lì, espressione di una incognita piena di desiderio di esserci, un qui ed ora, che è stato già tanto ieri, è stato la capacità di superare insieme i momenti difficili, gli sconforti vari ed eventuali, la solitudine, è stato il sorriso oltre il problema, sempre! Il pensiero costante che arriva. Sarà un abbraccio desiderato, presupposto, imbarazzato, nuovo, dirompente, capace di chiudere un cerchio ed aprirne un altro. Questo cerchio oggi ha dentro: il virus, l'ironia, la sorpresa di essere simili, il desiderio di vedersi, la casualità di essersi incontrati e trovati, un sorriso fuori dal comune, due occhi in cui ci si scopre più belli. 

Non si molla, c'è ancora tanta vita là fuori ed è proprio la vita a ricordarcelo nel momento più inaspettato. 

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