Il mio primo post (originale ma con umiltà)


 Intanto non riuscendo a mettere la foto nell'icona che individua le foto, mi presento qui, perché dare un volto allo scrittore ci fa rimanere meno delusi, perché le persone tendiamo sempre ad immaginarle, idealizzarle e poi, con una semplicità imbarazzante, distruggerle. 

Intanto una che inizia il primo post dal titolo "il mio primo post" con "intanto", le ha già sbagliate tutte, ma diciamo che alla soglia dei miei 35 anni ho un elenco consistente di errori, da aver abbandonato definitivamente le linee guida della stragrande maggioranza di persone che sanno proprio tutto.

Dopo sei righe ho ben chiaro di aver già palesato il mio limite tecnologico, la mia insofferenza verso il mondo e la necessità impellente di scrivere qualcosa, qualcosa che poteva iniziare con: "Correva l'anno 2020 del giorno 15 del mese di Novembre, un Novembre che sembra Maggio in un 2020 che sembra il più impensabile degli anni", chiudiamo queste virgolette, che nella scrittura sono anche buoni alibi, ma ormai si è  iniziato con intanto e niente potrà salvare più la cosa. 

Io sono una di quelle persone che scrive, non rilegge, invia, poi si pente, un'impulsiva senza grandi motivi per cambiare, una di quelle che si va bene anche così. 

Scrivo da sempre, da quando le mie amiche alle superiori volevano scrivessi le conclusioni dei loro temi, perché tu sai spiegare meglio questo concetto, a quando sono passate alle richieste di messaggi per questo o quel ragazzo, dura la mia vita in quegli anni, dove i messaggi avevano dei caratteri limitati e tra le cose puntate e la mancanza del dono della sintesi, alla fine si finiva il credito ed anche l'amore. 

Insomma scrivo, ho anche dato il nome alla mail ed al blog così, luciascrivespesso, quindi vi avviso, quindi il pacchetto è una donna, una tastiera, un'infinità di cose da dire e poche orecchie capaci di ascoltare, ma il problema è anche il mio, che do troppo valore alle parole, che devono seguire le azioni, che devono seguire il mio sentire, però almeno avviso, non sono una sorprendente scoperta, sono un pugno in faccia al primo incontro,di solito salgo sul ring con un bel bagaglio di paure, di ansie, paranoie,pesantezze, muri e motivi per andare, beh! Sono sempre andata del resto, ma nessuno mi ha mai fermata, vorrà forse dire che era giusto così. 

Avrei voluto scrivere una saga, anziché aspettare con ansia le sagre di polpette e similari o un best seller, anche  un racconto alla Bukowski, che tipo quello, genio e sregolatezza, capace di dire verità scomode in un mondo comodo, comodo di sedute e povero di verità, ma la verità mica è per tutti, infatti lui è piaciuto di più dopo morto, neanche la lettura è per tutti, come la pesantezza, come me insomma. 

Una presentazione stile fiume in piena la mia, non potrebbe essere altrimenti, in questo momento storico complesso, con una pandemia in corso, un lavoro che forse a breve non esisterà più, un'infinità di sacrifici all'orizzonte ed un unico spiraglio luminoso in un tunnel buio ed arredato, che chiameremo reddito di emergenza, vuoi che una persona non decida di fare l'unica cosa che le piace fare, in maniera  impopolare anche, perché se io sul motore di ricerca scrivo: come scrivere un libro, oppure come creare un blog, oppure come diventare giornalista, e poi chiudo le pagine e mi soffermo sul come fare ciò che amo, sono ben consapevole che niente mi farà vivere di questo, ma io ho imparato a vivere di altro, ad amare la mia vita ed a stravolgerla per una pandemia, senza mai perdermi d'animo, la forza la trovo qui, quando non ho niente da chiedere ad una mia passione se non di fluire, vedete Signori, la scrittura non può essere un lavoro, il lavoro ci rende schiavi, ci fa essere come qualcuno ci vuole, perché dobbiamo piacere a chi ci sceglie, in noi devono identificarsi, ritrovarsi, ci giudicano, noi dobbiamo avere la camicia stirata e pulita e chi mi conosce sa bene che io vesto male e non so fare il bucato, che non voglio piacere a tutti, soprattutto quando scrivo, che ho scritto mail ai miei ex, perché nemmeno una messaggistica istantanea così attuale avrebbe retto i miei pensieri, non perché non ci entrassero, ma perché vederti arrivare un mattone di messaggio mica è cosa che riescono a parare tutti. 

Non mi sono mai pentita di aver scritto, mi sono pentita del dolore che mi hanno provocato per farmi scrivere certe cose, ma ci sarà sempre un'altra possibilità, il piccolo principe diceva che per ogni fine c'è sempre un nuovo inizio, in realtà non sono proprio convinta di averlo letto lì, ma ora non posso distrarmi nel cercare fonti, sono distratta già nel ritrovare la mia serenità in un mondo che ci sta sfuggendo di mano, vi capita mai di sentire franare la terra sotto i piedi ed il vuoto accogliervi, come quando sogniamo di cadere e ci svegliamo sollevati dal non essere precipitati? 

Ecco, io oggi mi sentivo cadere ed ora che scrivo sono sollevata per non essere precipitata. 

Correva l'anno duemilaventi, del mese di novembre, del giorno quindici, un giorno difficile, che ha preso una piega migliore. 

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